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Seminario Clinico-Teorico – L’oscurità del dolore – Il paziente difficile: relazione terapeutica, transfert/controtransfert

Aprile 28, 2017 @ 15:00 - Aprile 29, 2017 @ 12:30

“… Sarà per questo da respingere l’analisi di casi del genere, perché rimane infruttuosa? Non lo credo affatto. Noi abbiamo il diritto, anzi il dovere, di condurre la ricerca senza preoccuparci di un utile immediato. Alla fine – dove e quando non sappiamo – ogni pezzettino di conoscenza si trasformerà in potere, anche in potere terapeutico.” (Freud 1915-17, 418).

Il ciclo di seminari che proponiamo ha al suo centro la clinica, come necessario punto di partenza per qualsiasi riflessione teorica. L’ambito che privilegiamo è quello dello scambio e dell’incontro al di là di retoriche e narcisistiche ostentazioni del sapere. Siamo consapevoli di vivere in un’epoca di grandi cambiamenti sociali: è necessario, quindi, costruire un ponte tra la tradizione – senza di cui non esiste né il presente né il futuro – e le trasformazioni in corso.

La psicoanalisi è stata fondamentale nell’evoluzione scientifica, culturale e affettiva della società ma l’atteggiamento nei suoi confronti è stato spesso ambiguo, oscillando fra banalizzazione e uso solo gergale della sua terminologia fino ad arrivare al rifiuto e all’attacco violento anche in mancanza di una seppur minima conoscenza dello stesso impianto di pensiero e dei suoi sviluppi. Niente di nuovo. Freud, già agli inizi del Novecento, considerava gli attacchi alla psicoanalisi come difese profonde di fronte al perturbante.

Negli ultimi anni anche all’interno dello stesso mondo psicoanalitico c’è stata una tendenza a voler semplificare, smussare le strutture stesse del pensiero psicoanalitico con l’illusione di “stare al passo con i tempi”. Questi tentativi rispondono, a nostro avviso, a spinte regressive, a volte a veri e propri acting, motivati dal bisogno di inseguire affannosamente l’ambigua e incerta mobilità del pensare dominante e il suo conformismo, rinunciando così alla propria specificità e identità.

Le profonde trasformazioni sociali hanno avuto un indubbio impatto sulla vita psichica, occorre praticare una dialettica dell’incontro e dell’attenzione, con apertura e umiltà, ma avendo come base sicura la propria identità e storia, come unica possibilità feconda per incontrare il nuovo senza esserne divorati ma interagendo con esso alla ricerca di uno scambio trasformativo e arricchente.
Vogliamo restituire il significato e il peso alle parole e alle costruzioni che la psicoanalisi ha proposto in tutti questi anni, da Sigmund Freud fino ai giorni nostri, rinnovandone l’attualità e il senso di comprensione delle dinamiche che da sempre le caratterizza.

L’idea è che tra docenti e partecipanti possa crearsi uno spazio comune in cui non solo ci sia la condivisione del tempo, ma in cui il sapere e l’esperienza di ognuno porti all’arricchimento di tutti. Lo strumento analitico, proprio perché si oppone alla superficialità e alla semplificazione che impone oggi il mondo (ogni cosa pare sia possibile, ogni fatica abolita, tutto deve essere semplificato), ha ritrovato la sua istanza rivoluzionaria, nella ricerca dell’umano, coltivando la differenza non come supponenza ma come ricerca della libertà di individuazione di ognuno.

I seminari sono aperti a psicoterapeuti, psicoanalisti, psicologi, psichiatri e studenti in formazione o universitari. Il contesto scelto per il primo Seminario su “Il paziente difficile” è significativo sia perché si svolge in un luogo, il Monastero di Fonte Avellana, affascinante e carico di umanità e memorie affettive, ove il confronto libero è stato sempre praticato senza fideismi o preclusioni, sia perché si lega ai convegni interdisciplinari, che da anni l’AIPsi organizza e che sono diventati spazio potenziale di incontro e di scambio fra saperi diversi nel rispetto delle differenze e alla ricerca della similarità.

IL TEMA

I pazienti che chiedono aiuto psicoterapeutico o psicoanalitico, spesso presentano patologie miste come se alcune categorie psicopatologiche si fossero agglutinate più che cambiate. Le riflessioni di Eugenio Gaddini nel suo lavoro dell’ ‘84 “Se e come sono cambiati i nostri pazienti fino ai nostri giorni” sembrano essersi realizzate più di come egli stesso aveva previsto. Il crollo dei contenitori familiari o ideologici ha causato un profondo disagio. L’approdo a un’assoluta autoreferenzialità fa sì che, non solo la mutualità, ma l’idea stessa della relazione con l’altro sia in grave crisi e che produca profonde angosce mascherate da disinteresse e disinvestimento. La necessità di affrontare i conflitti per sperimentare e crescere è avvertita come un inutile dispendio di energia e prevale un’onnipotenza narcisistica e l’affermazione del desiderio personale come diritto e unico scopo della propria esistenza. Questo processo in cui scompaiano confini e regole, in cui spesso persino il corpo diventa un accessorio e non una matrice dell’identità e unicità, porta alla rinuncia di un uso creativo della propria esistenza e privilegia la consumazione dell’istante. È il trionfo dell’angoscia di morte, denegata attraverso le difese maniacali e il continuo ricorso ad agiti/non pensati.

L’aumento delle nevrosi narcisistiche, dei disturbi alimentari, dell’attacco mutilante al proprio corpo, la confusione dell’identità di genere, le nuove forme di depressione, lo sviluppo di un’area maniacale stabilizzata spinge gli psicoanalisti a riflettere sulla contemporaneità e sui disagi che l’in-civiltà ha causato, ma nello stesso impone loro un confronto aperto con altri campi del sapere con l’idea di un reciproco arricchimento nel rispetto delle differenze alla ricerca della similarità, abbandonando ogni illusione onnicomprensiva e interpretativa.

Nel trattamento dei pazienti difficili, accanto alla naturale attenzione al classico lavoro interpretativo diviene fondamentale occuparsi – con una rigorosa attenzione all’area del transfert/controtransfert – alle manifestazioni del preverbale e dell’extraverbale. I pazienti, quelli che non sono preda dell’elisir di Dulcamara, dispensato dalla miriade di terapeuti seduttivi o a la page, quando arrivano nei nostri studi sono spaventati dalla stessa idea di prendersi cura di se, del loro stesso bisogno, e soprattutto che qualcuno si possa prendere cura di loro in uno spazio chiaro e definito senza seduzioni o elementi confusivi, con confini e regole precise. La sensazione che spesso proviamo in molti casi durante il lavoro analitico è che i pazienti per la prima volta divengano consapevoli dei propri movimenti interni, dei mattoni della propria esistenza, come fossero stati analfabeti rispetto alla presenza di una loro interiorità, degli affetti profondi che vi si agitano, dei loro desideri.

Fin dai tempi di Freud i pazienti difficili hanno sfidato la nostra comprensione, sono stati fonte di fallimenti e delusioni e nello stesso tempo hanno permesso una maggiore conoscenza degli stati primitivi del funzionamento mentale. A cominciare dagli anni 50’, la maggiore dimestichezza con pazienti con gravi disturbi dell’Io (narcisisti, borderline o con aspetti psicotici) ha alimentato un grande dibattito e anche diversità di opinioni. Nella situazione attuale, i modelli teorici più interessanti, accanto all’interpretazione di transfert, che mantiene un ruolo fondamentale, pongono una maggiore alla relazione transfert/controtransfert (Racker, Heimann), alle potenzialità terapeutiche della situazione analitica (il luogo dove avviene l’insieme degli scambi fra paziente e analista in funzione della cura), e alla funzione analitica da intendersi come sinonimo del lavorio psicofisico dell’analista (da considerare un elemento dinamico del setting).

Ignazio Cannas/Matteo De Simone curatori del seminario

PROGRAMMA

 

venerdi 28 aprile 2017

  1. 15.00: Ignazio Cannas, psicoanalista didatta AIPsi: “La funzione dell’analista nel trattamento dei pazienti difficili”
  2. 15.50: Luigi Maccioni, psicoanalista ordinario AIPsi: “Lutto e melanconia a 100 anni dalla sua pubblicazione, alcune note”
  3. 16.30 pausa
  4. 17.00: seminario di supervisione clinico condotto da Annalisa Ferretti, psicoanalista didatta AIPsi

h.19.30/20.30 cena

21.00: scriptorium “Il dolore di Giobbe”, conversazione tra Gianni Giacomelli, monaco, priore di Fonte Avellana e Matteo De Simone, psicoanalista ordinario AIPsi. Proiezione di alcuni frame del documentario “Giobbe” di Andreas Giannakoulas

 

sabato 29 aprile 2017

h.09.00 Fabio Fiorelli, psicoanalista ordinario SPI/Antonella Gentile, psicoanalista associato AIPsi: “La psicosi: il posto dell’oggetto, il posto del soggetto”

h.10.15 pausa

h.10.30 Cristina Ricciardi, psicoanalista I.P.A. , docente Arpad : “L’adolescente: un paziente difficile: Principi teorici e discussione di materiale clinico”.

h.12.00 conclusioni.

h.12.30 pranzo

Modalità di iscrizione:

  1. partecipazione al seminario: 60 euro
  2. partecipazione al seminario più partecipazione al convegno “Viaggio al termine della notte: oscurità, penombra, splendore”: 100 euro

Il versamento va fatto a Matteo De Simone IBAN IT36L03268223000CA012451275 specificando nella causale: nome, cognome, indirizzo, e la dicitura contributo volontario per Seminario di Fonte Avellana 2017 (altre diciture od omissioni causeranno il rifiuto dell’accredito) entro il 18 marzo 2017.

In caso di partecipazione al convegno la dicitura contributo volontario per Seminario più convegno di Fonte Avellana 2017 (altre diciture od omissioni causeranno il rifiuto dell’accredito) entro il 18 marzo 2017

La comunicazione del versamento della quota iscrizione va comunicata via mail a culturaipsi@gmail.com con nome, cognome, indirizzo, telefono e mail di contatto, copia ricevuta versamento IBAN

SOGGIORNO

Quota da versare all’arrivo al Seminario

Per il soggiorno, nei giorni del seminario, al Monastero di Fonte Avellana- Pensione completa 65 euro al giorno (comprende cena 28 aprile/pranzo 29 aprile) (in caso di condivisione stessa camera con collega/colleghi 50 euro a persona (comprende cena 28 aprile/pranzo 29 aprile.)

In caso di partecipazione anche al convegno “Viaggio al termine della notte: oscurità, penombra, splendore”: Pensione completa 65 euro al giorno (comprende cena 29, pranzo e cena 30, pranzo 1 maggio) In caso di condivisione stessa camera con collega/colleghi 50 euro a persona (comprende cena 29, pranzo e cena 30, pranzo 1 maggio)

Mail: culturaipsi@gmail.com

Cell di contatto : 3339143528

Dettagli

Inizio:
Aprile 28, 2017 @ 15:00
Fine:
Aprile 29, 2017 @ 12:30

Organizzatore

Associazione Italiana di Psicoanalisi
Email:
culturaipsi@gmail.com

Luogo

Monastero di Fonte Avellana
Fonte Avellana (PU), 61040 Italia + Google Maps
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