
Il seminario intende proporre una riflessione sulle proposte teorico-cliniche di A. Green
attraverso l’evidenziazione di nuclei e snodi significativi della sua opera.
Programma
Chair Cristina Saottini, Segretario Scientifico CMP
9.30 Il lavoro del negativo nel pensiero clinico di Green – Sisto Vecchio
10.15 La posizione fobica centrale nel pensiero di Green – Nelly Cappelli
11.00 INTERVALLO
11.30 La ricerca del sessuale nel complesso della madre morta – Maurizio Balsamo
12.15 DIBATTITO CON IL PUBBLICO
“Ecco qui il programma attorno al quale dobbiamo riflettere. Dobbiamo gettare vie di passaggio tra il foyer
dell’analisi e i limiti dell’analizzabile, forzare il pensiero a muoversi tra polarità contraddittorie, per rispondere
all’esigenza di rappresentarsi, al giorno d’oggi, che cos’è la pratica analitica assunta in tutta l’estensione del suo
campo e la varietà delle situazioni offerte dall’esperienza” (A. Green)
André Green in La clinica psicoanalitica contemporanea ci invita a perseguire questo programma di
ricerca per rispondere alla “crisi della psicoanalisi”. Queste linee programmatiche sono l’esito di una
riflessione teorico-clinica che lo ha impegnato per lunghi anni. Il discorso vivente, Narcisismo di vita,
narcisismo di morte, Il lavoro del negativo, La psicosi bianca, Psicoanalisi degli stati limite, La pensé
clinique, Idee per una psicoanalisi contemporanea, Pourqoi les pulsions de destructions ou de mort,
segnano solo alcune tappe di un itinerario scientifico che ha fatto di lui una delle maggiori figure di
riferimento della psicoanalisi contemporanea. Pensatore profondo, a partire da una rilettura critica
dell’opera freudiana, ha portato avanti una revisione integratrice dei contributi post-freudiani, in particolar
modo Winnicott e Bion, per rispondere alle disillusioni del lavoro analitico nei contesti della pratica
attuale. Contro ogni deriva teorica riduzionistica, Green ci ammonisce a non cedere alla suggestione di
“idee semplici” ma a stare in una posizione terza e riflettere sull’esperienza clinica per pensare
l’impensato delle nostre teorie. Sono questi i limiti dell’analizzabilità.
Pensare i limiti – come titola un lavoro collettivo dedicato e ispirato al suo pensiero – è pensare, infatti, i
limiti dei nostri paradigmi messi alla prova dalle sfide della contemporaneità. Tra queste, la
predominanza di strutture non-nevrotiche – casi limite, disturbi narcisistici, patologie psicosomatiche, ecc.
– ha richiesto un ripensamento della teoria e della tecnica che lo ha portato a proporre quelle variazioni
del setting atte a favorire la possibilità di instaurare uno spazio potenziale, transizionale verso forme di
simbolizzazione appropriabili. Il paradigma del sogno, il vero paradigma dell’analisi, diviene più
complesso grazie al paradigma dell’atto e del gioco, per rendere intelligibili quei processi eterogenei di
senso appartenenti a aree poco differenziate. Sono le aree delle coazioni a ripetere, delle passioni folli,
dei processi di slegamento, del negativo, che attaccano la stessa pensabilità dell’analista. La necessità di
rendere trattabili questi processi è all’origine di quella rivoluzione silenziosa, da cui prendono forma le
sue idee direttrici per una psicoanalisi contemporanea, che rintraccia nell’articolazione tra l’intrapsichico
e l’intersoggettivo, la coppia pulsione/oggetto, la fonte stessa del pensiero clinico contemporaneo.